L’ultima uscita, ma non sarà di certo l’ultima in assoluto, della frangia politica SVP, relativa alla questione scuola è quella di fare le udienze solo in tedesco per gli alunni che frequentano le scuole tedesche.
Nel comunicato, apparso sul giornale online Salto, si legge testualmente: I colloqui con gli insegnanti si terranno in lingua tedesca. Nel caso non sappiate il tedesco potete portare una persona di supporto o richiedere un mediatore linguistico in segreteria.
Firmato dalla Dirigente della primaria di lingua tedesca di Gries.
Apparentemente potrebbe sembrare anche corretto in linea di principio. Vai ad una scuola tedesca, con insegnanti tedeschi, e le udienze sono ovviamente in tedesco. Io stesso sono tendenzialmente contrario a mandare un/a bambino/a ad una scuola della lingua opposta se in famiglia non c’è la consuetudine di parlare la lingua che si impara a scuola. Ne ho giusto parlato in un altro post.
Ma però c’è un grosso “però”. Innanzitutto tutto questo suona molto di razzismo/discriminazione linguistica oltre che essere solo un grande e rumoroso spot pubblicitario per le elezioni provinciali di ottobre. Il partito di raccolta tedesco fa sempre più fatica a mantenere l’equilibrio in un mondo politico dove pare vincano gli estremismi. Questo fatto è solo un estremismo politico giocato però sulla pelle dei bambini.
Va infatti considerato che ci possono essere genitori mistilingui che mandano il figlio a frequentare la scuola tedesca. Immaginiamo la classica coppia di madrelingua tedesca lei, italiana lui o viceversa. Oppure mista extracomunitari o molte altre combinazioni. È un dato di fatto che è assolutamente normale che ci siano famiglie che decidano di crescere i propri figli in un clima di perfetta integrazione e bilinguismo.
In questi casi però solo il genitore che sa il tedesco potrebbe andare alle udienze perché gli insegnanti, pur sapendolo, non gli parlerebbero in italiano…pur sapendolo.
Ma stiamo scherzando? Dove arriveremo di questo passo? Alla preferenza di famiglie “native südtiroler” senza “contaminazioni” da almeno due generazioni?
Oltre al patentino verrà richiesto un certificato di appartenenza alla “razza Südtirol” che, mi raccomando, sia ben distante da quella “altoatesina”, perché si sa, le parole contano.
Tutto questo, purtroppo, sta accadendo sotto la luce del sole e con appigli ad una realtà storica che forse andrebbe messa da parte per guardare avanti e non sempre indietro.
Stiamo per assistere a un duro colpo ad anni di tentativi di pacifica e costruttiva convivenza tra i gruppi linguistici.
Tutto per un pugno di voti. Per quello che spero che alle prossime elezioni provinciali si possa guardare oltre la lingua, guardare oltre i gruppi di appartenenza, guardare oltre ciò che è divisivo e anacronistico. Certo, è più facile correre dietro a proclami altisonanti e populisti…ma perché?
Che dietro ci sia anche un sentimento “anti extracomunitari” è anche evidente. Siccome dare addosso a questi ultimi non conviene (per non passare da veri razzisti) allora si percorre la strada dell'”anti italiano” che ha sempre funzionato e che qui in Alto Adige non stona più di tanto (per molti). Probabilmente l’obiettivo è avere le scuole tedesche con soli bambini e bambine “tedeschi” mentre dall’altra ci sono gli extracomunitari (italiani inclusi in questa categoria ovviamente).
Sì perché in fondo in questa ricca e opulenta provincia di Bolzano mi sento extracomunitario anche io da una vita, pure essendoci nato.
Parole forti? Sì certo ma questo futuro mi spaventa.
Integrazione, fusione, crescita culturale e non certo isolazionismo linguistico e culturale.
Il mondo sta cambiando, ormai parlare di distinzione tra gruppi linguistici è anacronistico, divisivo e discriminante.
Pensiamoci per ottobre. Ci vuole una nuova strada, una nuova via, pensata per tutti i gruppi linguistici compresi quelli a venire.