Vi siete mai immersi sott’acqua? Siete mai stati a pochi metri da squali e altri animali marini potenzialmente pericolosi? Beh io sì e lo ho fatto con consapevolezza di quello che stavo facendo. Mi sono letteralmente immerso nella natura del luogo. Se avessi paura di farlo andrei in qualche zoo o a Gardaland al Sealife per ammirare gli animali marini in assoluta sicurezza.
Così come ho fatto migliaia di km di escursioni in montagna per stare a contatto con la natura, quella vera. Lo faccio sin da bambino essendo nato in questa terra alpina. Da piccolo ricordo il timore delle vipere quando si camminava nell’erba alta, che da bambino sembra ancora più alta. Dell’orso francamente non ho mai avuto paura perché la nostra non è mai stata terra di orsi, quantomeno nel periodo recente. Mi hanno però sempre intimorito i cani quando si passava vicino a qualche abitazione e loro, legati alla catena, ti abbaiano contro. È il loro lavoro del resto. Ho paura quando vado a vela del meteo che può cambiare da un momento all’altro, spesso senza preavviso e in maniera violenta. Ma è la natura, diversamente andrei sulle canoe di qualche parco divertimenti. Quello che voglio dire è che i pericoli sono in ogni dove, in montagna, in mare sotto e sopra l’acqua, per strada, in auto, in bici, a piedi. Statisticamente non esistono luoghi sicuri…neanche a casa propria dietro lo schermo visto che gli incidenti domestici coinvolgono l’11% della popolazione (fonte ISTAT).
Quello che mi sembra manchi oggi a molte persone è la consapevolezza. Consapevolezza di capire cosa e dove lo si fa. Se vado ad immergermi con gli squali lo faccio perché sono consapevole di farlo, ho fatto corsi appositi, ho studiato i pericoli, sono consapevole.
In montagna oggi ci va chiunque senza un minimo di preparazione, né fisica, né complementare (vedi abbigliamento), né culturale. Il turismo ha capito che il territorio va sfruttato e agisce da buttadentro indiscriminato. Venghino siore e siori nel dorato mondo montano tra pascoli idilliaci con le caprette che ti fanno ciao, mucche che fanno il latte al cioccolato…e orsi assassini. Ah no questo non te lo dicono, giustamente perché in realtà non ci sono orsi assassini così come non ci sono gli squali assassini. Sono animali, bello. Sono predatori, onnivori, carnivori…hanno la loro natura. Gli orsi sono orsi e un orso non è Winnie the Pooh, non è il peluche che adoravi da piccolo. Un orso è un mastodontico animale che può pesare anche oltre 300 kg con artigli che…Wolverine spostati.
Ah dimenticavo l’orso è in via di estinzione. Perché? Perché ovviamente l’antropizzazione del bosco non va d’accordo con la vita dell’orso. Gli orsi minacciano il bestiame, l’uomo e tutte le attività “moderne” e soprattutto quelle turistiche e ricordiamo il forte binomio turismo=soldi.
Dal ’99 l’orso è stato introdotto in Trentino con un progetto denominato Life Ursus finanziato da fondi europei (segui i soldi diceva qualcuno). Poi, pare, che le cose siano sfuggite un po’ di mano e ora ci sono troppi orsi. Ci sono stati dei feriti e ora c’è scappato il morto. Che fare? Sopprimere tutti gli orsi? Sopprimere la specie umana? Chiuderci in casa e vivere nel metaverso belli al sicuro sul nostro divano? Fermo restando che credo che l’ultima opzione sia quella in cui il mondo finirà nei prossimi decenni al momento attuale l’unica soluzione può essere solo di carattere politico/culturale. Ovvero cominciare un percorso di consapevolezza verso una nuova convivenza e un nuovo modo di vivere la montagna e il bosco. Informare, insegnare all’uomo, già perché all’orso la vedo dura, come capire i pericoli, cosa fare quando si entra in un bosco, quando si vede un orso o un lupo o un serpente o banalmente quando di affronta un qualsiasi percorso naturale.
Il problema non è l’orso, il problema è il rapporto uomo e natura. Vi buttereste in acqua senza saper nuotare? No e non dovreste neanche pretendere di farlo. Con la natura non c’è un app che ti insegni a viverla. Le basi andrebbero insegnate a scuola. Magari un’ora alla settimana dedicarla a come comportarsi in montagna, al mare, nella natura.
Oggi invece vogliamo il bosco, la montagna e la natura come se fosse un grande parco giochi, vogliamo sentieri perfetti, zero pericoli e zero fatica. Vogliamo rifugi trendy di design e bere aperitivi ovunque. Abbiamo perso il contatto con la vera natura per preferire una natura edulcorata, costruita a uso e consumo del turista “consumatore”.
Ovviamente il tema è molto più ampio, ci sono anche i problemi delle comunità montane che hanno case a ridosso del bosco, molti parchi gioco per bambini sono proprio agli inizi dei boschi perché gli alberi regalano una naturale protezione dal sole. Non si può certo imporgli di andare a vivere in città. La questione della reintroduzione dell’orso è evidentemente scappata di mano. I buoni propositi non hanno tenuto conto dei problemi pratici che sarebbero sorti e no non vedo la morte di quel povero ragazzo come un “problema pratico”. Quella è stata una tragica fatalità. Il ragazzo faceva la sua corsa come da sempre abituato e l’orso faceva l’orso. Entrambi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Qui non bisogna essere né animalisti né sterminatori. Vanno trovate soluzioni nel breve, medio e lungo termine che però contemplino non solo il “problema orso” ma un problema di rapporto tra uomo e natura, questione che non credo sia mai stata affrontata. Ci vogliono visioni, sogni, progetti e soprattutto consapevolezza. Diversamente la vera natura scomparirà e gli orsi li vedremo solo in una teca di museo come già succede per molti altre specie di animali.
Attenti all’orso o all’uomo?
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